Altra iniziativa connessa allo sviluppo del Bosco della Memoria è stata nel 2015 la realizzazione di un'altra installazione permanente presso i giardini pubblici di via Azzone Visconti: "In una parola antifascisti".
Operai aggiustatori, meccanici, tornitori,
saldatori, manovali, rifilatori, attrezzisti,
in una parola
ANTIFASCISTI
Opera site specific in ferro saldato di Daniele Napoli dedicata agli scioperanti monzesi deportati nei campi di concentramento e sterminio nazifascisti.
Nell'ambito delle iniziative correlate alla ricorrenza del Settantesimo anniversario della Liberazione dal Regime nazifascista, attraverso la realizzazione di questa installazione si intende mettere in evidenza l'importanza nel processo storico che portò all'abbattimento del Fascismo della scelta dei tanti operai e operaie che nel marzo 1943 e nel marzo 1944 scioperarono contro il Regime e contro la prosecuzione del conflitto, sottolineando il contributo che tanti monzesi diedero in quel drammatico frangente, pagando con la deportazione e in tanti casi anche con la morte il prezzo della scelta di schierarsi contro il Regime.
L'installazione si colloca inoltre nell'ambito delle iniziative connesse allo sviluppo del progetto del Bosco della Memoria (memoriale dedicato ai deportati politici e razziali monzesi) e ne ricalca in pieno le finalità, lo spirito e le modalità di rappresentazione: il progetto dell'installazione prevede infatti la realizzazione di un albero in ferro saldato da parte dell'artista scultore saldatore Daniele Napoli.
Nè la scelta del materiale nè la scelta dell'albero come elemento rappresentativo sono quindi casuali. Il ferro (e in generale il metallo) rappresenta in primo luogo il materiale con cui la maggior parte di queste persone era quotidianamente abituata a lavorare nelle grande fabbriche di Sesto San Giovanni, in particolare la Breda e la Falck. In secondo luogo l'uso di un metallo pesante allude direttamente alla consistenza della volontà di questi uomini e donne che non si piegarono alla minaccia del Regime. La scelta dell'albero si pone in continuità con l'idea che sta alla base della futura realizzazione del Bosco della memoria, in quanto le inumane vessazioni subite nell'esperienza drammatica della deportazione trovano in questo legame simbolico con un elemento naturale forte e vitale un riscatto indelebile.